sabato 28 gennaio 2017

Jonathan Isaac, the next Kevin Durant

Jonathan Isaac, the next Kevin Durant


di Giovanni Bocciero*

Quante volte vi è capitato di entrare in una palestra per assistere a una partita di basket giovanile ed essere catturati con lo sguardo da quel ragazzino che per altezza sovrasta tutti gli altri? Una cosa piuttosto comune, ma lasciamola per un attimo da parte mentre presentiamo la storia di Jonathan Isaac, ala freshman dei Florida State Seminoles. Originario di uno dei quartieri newyorkesi più famosi al mondo, ovvero il Bronx, sin da giovanissimo si è trasferito con la famiglia al caldo sole della Florida, precisamente nella città di Naples, dove per i primi due anni ha frequentato il liceo Barrion Collier. Se si andava a vedere una partita e si chiedeva chi fosse il giovane Isaac, veniva indicato un ragazzetto alto circa 1.88 che giocava nel ruolo di guardia neppure troppo bene, avendo la miseria di 4 punti di media.

Una “crescita” esponenziale

Nell’estate del 2014, si trasferisce alla International School of Broward di Hollywood. Il nome inganna perché non si tratta di una scuola californiana, ma della Hollywood che si trova in Florida. Lì le sue statistiche sono iniziate a lievitare anche e soprattutto perché ha avuto una crescita in altezza vertiginosa, sino a superare abbondantemente i 2 metri. Ha iniziato a collezionare doppie-doppie, alcune piuttosto sorprendenti da 30 punti e 15 rimbalzi, e ha continuato ad essere un giocatore perimetrale. Torniamo adesso a quell’immagine che che abbiamo evocato all’inizio dell’articolo.
Di solito i ragazzi che sovrastano gli altri da giovanissimi, poi col tempo vengono persino superati dai coetanei e talvolta finiscono addirittura relegati in panchina. Perché? Perché proprio a causa dell’altezza precoce hanno sempre e solo giocato vicino canestro, senza migliorare le abilità di palleggio e di tiro, diventando così troppo carenti tecnicamente per poter stare su un campo da basket, anche si trattasse di giocare da lunghi.
Quello che è successo al giovane Jonathan è l’esatto contrario. Capita e, quando succede, spesso il giocatore che viene fuori ha qualcosa di speciale, come è stato ad esempio con Kelly Olynyk a Gonzaga (e oggi in Nba a Boston). Isaac ha imparato a palleggiare, tirare, penetrare, difendere, saltare, correre su di un parquet come fosse a tutti gli effetti un esterno, mentre ora lo fa dall’alto dei suoi 210 centimetri. Da post-diplomato ha frequentato l’IMG Academy di Bradenton, senza lasciare la sua Florida, ed è stato capace di trascinare i compagni a una vittoria contro il malcapitato Chipola College con una prestazione da 18 punti, 10 rimbalzi e ben 11 stoppate. Morale della favola? È passato in poco tempo dall’essere un semplice atleta come tanti a far parte dei prospetti five-star. Di quelli che attirano l’attenzione delle più prestigiose università come Kentucky, Kansas, North Carolina, Duke, Louisville, LSU, Wisconsin, Miami, Wake Forest e, ovviamente, Florida State su cui è poi ricaduta la scelta.

Protagonista ma non troppo

Se ci volessimo fermare solo ai numeri che sta collezionando con la squadra dell’ateneo di Tallahassee, allora dovremmo dire: 13.3 punti, 7.8 rimbalzi, 1.5 stoppate, 1.3 recuperi e 1.1 assist, tirando con il 54% dal campo ed il 38.5% da 3 con almeno quattro tentativi per match, il tutto in circa 25’ di utilizzo. Numeri importanti sì, ma non eccezionali per una più che probabile scelta in lottery al prossimo Nba Draft. Tutto ciò è dovuto anche al fatto che si trova in un contesto come quello di Florida State dove esistono gerarchie da rispettare. Dwayne Bacon è il leader e il primo realizzatore della squadra, Xavier Rathan-Mayes il metronomo designato, Terance Mann il tuttofare, e dunque Isaac non ha la scena tutta per sé. Oltretutto FSU sta andando benissimo, e gli importanti successi su Virginia, Duke, Notre Dame e Louisville hanno permesso alla squadra di essere una seria candidata al titolo della ACC.
C’è anche da dire che, partito con un mezzo infortunio e piuttosto in sordina, nell’arco della stagione sta decisamente salendo di colpi man mano che gli impegni del calendario si stanno facendo più complicati. Segno forse di maturità. Nella sconfitta sul campo di UNC, ad esempio, ha messo insieme 17 punti, 12 rimbalzi e 3 recuperi guidando la rimonta (fallita all’ultimo). Nella vittoria su Notre Dame ha fatto di meglio, risultando decisivo con i suoi 23 punti, 10 rimbalzi e 7 stoppate. Infine nel successo su Louisville, è stato più in ombra ma comunque molto efficace mettendo insieme 16 punti (4/7 dal campo e 7/7 ai liberi), 10 rimbalzi, 2 assist e altrettante stoppate.

 Un talento ancora grezzo

Resta il fatto che guardare giocare questo ragazzo, classe ‘97, fa stropicciare gli occhi. Non tanto per quello che fa, ma per quello che si intuisce potrebbe fare col tempo, dato che dimostra di avere ampi margini di miglioramento in ogni singolo aspetto del gioco. Diciamo che al momento ha tutti 7 in pagella ma nessun 10. I lunghi 2.0 (qualcuno ha detto Giannis Antetokounmpo?) sembrano essere il futuro del basket, ma fa sempre una certa impressione vedere un lungo come Isaac svettare a rimbalzo e poi condurre lui il contropiede evitando i difensori palleggiando tra le gambe. Allo stesso modo un 2.10 che riceve sulla linea da 3, finta il tiro come una guardia, poi penetra e conclude con perno e fadeaway dalla lunetta fa davvero scomodare paragoni pesanti (con Kevin Durant). Aggiungete al mix un’ottima meccanica di tiro (peraltro quando salta raggiunge un’altezza difficilmente contestabile), una buona visione di gioco ed eccellenti movimenti laterali che abbinati alle due fruste che si ritrova al posto delle braccia, ne fanno un difensore più che temibile.

Il tutto senza dimenticare l’aspetto prettamente atletico con mani e piedi rapidissimi e mostruosamente verticale nei pressi del canestro. Un ulteriore particolare da segnalare è la facilità con cui si procura i falli, trasformando quasi regolarmente i liberi che gli vengono concessi (in stagione 82% dalla lunetta). Quindi è Isaac il fenomeno che tutti aspettavamo? Non esattamente, perché c’è chi scommette che il talento della Florida possa dare ancora di più. Ed è forse questo il vero, grande, punto interrogativo che accompagnerà gli scout sino al prossimo giugno: quanta crescita potrà ancora mostrare?

L’esperienza collegiale quasi mancata

Coach Leonard Hamilton sta centellinando il suo prospetto. Dati alla mano, i Seminoles sono una delle squadre con la più ampia rotazione di tutta la Division I (4 uomini con oltre 20’ di utilizzo e 8 con almeno 10’) e sono anche una delle panchine più prolifiche di tutto il panorama universitario con ben 35 punti realizzati di media. Questo fa sì che Isaac non abbia, appunto, tutta l’attenzione che meriterebbe. Una statistica realizzata da Synergy Sports evidenzia che il 42% dei suoi punti arrivano da uno scarico dei compagni, mentre il 12% da rimbalzo offensivo. Questo certifica come venga utilizzato praticamente da role player nonostante il suo potenziale. Forse non è ancora pronto per ricoprire un ruolo più importante, cosa che in un certo senso è stato ammessa da lui stesso.

Lo scorso febbraio, infatti, annunciò che aveva intenzione di testare la possibilità di dichiararsi al draft. Un annuncio che fece scalpore perché avrebbe potuto essere il primo liceale a compiere il salto dall’high school al professionismo, assieme a Thon Maker. Avrebbe potuto diventare pro grazie al suo anno post-diploma e alla nuova norma che permette ai liceali di testare la NBA Combine senza assumere un agente e ritornare al college in presenza di sensazioni “negative”. Il grande interesse mediatico scemò quando quattro giorni dopo l’annuncio, lui stesso ritrattò perché: “I look at myself and realize I’m not ready“. Il ragazzo aggiunse inoltre che aveva “un sacco di lavoro da fare, a partire dall’aumentare la forza fisica del corpo che rappresenta una mia debolezza. I mock draft mi dicono che devo lavorare ancora tanto perché non voglio essere un top 10, ma il numero 1”.

Un atleta a passo coi tempi

Chi potrebbe essere il suo giocatore preferito? Ovviamente Kevin Durant, al quale Jonathan assomiglia per altezza e stile di gioco. E mai come in questo preciso momento, lui sembra adatto alla pallacanestro odierna. Un’ala che può ricoprire indifferentemente sia lo spot di 3 che quello di 4, anche se per quest’ultimo al piano di sopra deve irrobustirsi e soprattutto smaliziarsi. È però il prototipo ideale per giocare nei moderni small-ball, in cui può aprire il campo per le penetrazioni degli esterni ma allo stesso tempo diventare pericoloso sugli scarichi perché può sia tirare dall’arco che attaccare il close-out. E poi in generale può rendere la fase offensiva molto più fluida senza intaccare quella difensiva che, anzi, diventerebbe di assoluto livello con tutte le abilità che possiedeo. In effetti il ‘4 tattico’ è proprio il ruolo che ricopre ora a Florida State. E così torniamo ai dubbi da draft: sarà effettivamente in grado di essere un 3 costante sul perimetro e consistente sotto i tabelloni? Al momento, per il potenziale che ha mostrato, sembra una scommessa che vale il rischio. In ogni caso ci sarà ancora tempo per valutarlo ulteriormente in questa stagione.
Dopotutto con i Seminoles Isaac si appresta, a meno di incredibili involuzioni, a partecipare alla March Madness dove la squadra potrebbe recitare un ruolo da protagonista. Florida State, infatti, ha un roster abbastanza profondo, con lunghe rotazioni, due pivot intimidatori come Michael Ojo e Christ Koumadje che sono una rarità in ambito universitario e rappresentano dunque un fattore non indifferente, e la grande versatilità difensiva che permette alla squadra di adattarsi all’avversario. C’è chi si aspetta insomma altre performance eccezionali e a quel punto non meravigliatevi se le sue quotazioni in ottica draft salissero fino alle primissime posizioni. Con lui il gioco vale la candela.





* per BASKETBALLNCAA.COM - Link originale

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